Le Casematte: Cantina Siciliana
Le casematte è una cantina siciliana che nasce nel 2008. Nata dal sogno di Gianfranco Sabbatino, commercialista per professione e viticoltore per passione. Successivamente si unisce a lui Andrea Barzagli, ex calciatore che da fiorentino DOC ha una grande passione per il settore vitivinicolo. I vigneti dominano lo stretto di Messina, in località Faro ad oltre 500 metri sul livello del mare
Perché “Le Casematte”
Il vigneto che domina lo Stretto di Messina sorge in località Faro Superiore, la borgata collinare che da il nome all’intera Faro Doc, nell’estremo lembo Nord della Sicilia. L’Azienda deve il suo singolare nome alla presenza di due casematte.
L’estensione totale del vigneto è di circa 11 ettari ed è coltivato in regime biologico con varietà Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio, Nocera e Nero d’Avola, nelle percentuali previste dal disciplinare della Faro Doc per quanto riguarda le uve a bacca nera, nonchè Grillo e Caricante per le uve a bacca bianca.
Il sistema di allevamento adottato è: spalliera e alberello.
Il Nerello Mascalese (niuriddu mascalisi in siciliano) è un vitigno che si è storicamente diffuso nel territorio messinese ed etneo. Matura molto tardi e la sua vendemmia viene effettuata fra la seconda e la terza settimana di Ottobre.
Il Nerello Cappuccio (conosciuto anche come Nerello mantellato) è anch’esso un vitigno per diffusione ed utilizzo simile al Nerello Mascalese, tant’è che entrambe le varietà concorrono alla produzione dei vini Faro Doc ed Etna Doc. Il suo nome è dovuto alla particolare conformazione della pianta, coltivata ad alberello. La sua origine non è nota ma viene coltivato in loco da diverse centinaia di anni.
Il vitigno Nocera è ampelograficamente molto affine ai Nerelli. Viene coltivato tradizionalmente in Sicilia nell’area del messinese da tempi molto antichi. Alcuni fanno l’ipotesi che sia legato agli storici vini “Mamertinum” e ai vini di “Zancle” celebrati dagli antichi latini. Questo vitigno è stato anche “esportato” in Calabria con un certo successo e, a metà del secolo scorso, in Francia: Provenza e Beaujolais (patria del novello), dove si è diffuso con i nomi di “Suquet” e “Barbe du Sultan”.
Il nome del vitigno Nero d’Avola nasce come Calaulisi, italianizzato erroneamente in Calabrese o secondo altri da un casato proprietario dei vigneti di Avola. Cala è la forma dialettale, di Calea, o Caleu, sinonimi siciliani di racina ovvero uva. Aulisi indica “Aula” cioè la città di Avola in dialetto. In definitiva Uva di Avola, ovvero Calea-Aulisi, ed infine Calaulisi. L’innesto del primo Nero d’Avola venne effettuato ad Avola. L’origine del nome nero d’avola è dunque da contestualizzare in tempi molto remoti.
Territorio e Vitigni
La cantina, moderna e funzionale, è stata recentemente ampliata e dotata di una nuova bottaia per l’affinamento e di una comoda e panoramica sala di degustazione. I terreni collinari dove insistono i terrazzamenti dei nostri vigneti si spingono sino a circa 500 metri di altitudine, sono esposti a Nord e guardano il mare. I venti provenienti dallo Jonio e dal Tirreno che si incrociano nel prospiciente Stretto di Messina creano un particolare microclima che favorisce non poco l’escursione termica tra giorno e notte anche in piena estate così da non stressare termicamente le nostre vigne durante la delicata fase della maturazione.
Le Uve
L’estensione totale del vigneto di circa 10 ettari è coltivata con varietà Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio, Nocera e Nero d’Avola, nelle percentuali previste dal disciplinare della Faro Doc.
Il Nerello Mascalese (niuriddu mascalisi in siciliano) è un vitigno che cresce nella zona dell’Etna in provincia di Catania, e, nella zona di Capo Faro in provincia di Messina. Il suo nome è dovuto al fatto che da secoli viene coltivato nella zona della Contea di Mascali su dei terreni costituiti, per gran parte, da sabbie vulcaniche. Matura molto tardi e la sua vendemmia viene effettuata fra la seconda e la terza settimana di ottobre.
Il Nerello Cappuccio (conosciuto anche come Nerello mantellato) è un vitigno coltivato alle falde dell’Etna nella provincia di Catania, e nella provincia di Messina, che concorre alla produzione dei vini Etna doc e del Faro Doc. Il suo nome è dovuto alla particolare conformazione della pianta, coltivata ad alberello. La sua origine non è nota ma viene coltivato in loco da diverse centinaia di anni.
Il vitigno Nocera è ampelograficamente molto affine ai Nerelli. Viene coltivato tradizionalmente in Sicilia nell’area del messinese da tempi molto antichi. Alcuni fanno l’ipotesi che sia legato agli storici vini “Mamertinum” e ai vini di “Zancle” celebrati dagli antichi latini. Questo vitigno è stato anche “esportato” in Calabria con un certo successo e, a metà del secolo scorso, in Francia: Provenza e Beaujolais (patria del novello), dove si è diffuso con i nomi di “Suquet” e “Barbe du Sultan”.
Il nome del vitigno Nero d’Avola nasce come Calaulisi, italianizzato erroneamente in Calabrese o secondo altri da un casato proprietario dei vigneti di Avola. Cala è la forma dialettale, di Calea, o Caleu sinonimi siciliani di Racina ovvero uva. Aulisi indica “Aula” cioè la città di Avola in dialetto. In definitiva Uva di Avola, ovvero Calea-Aulisi, ed infine Calaulisi. L’innesto del primo Nero d’Avola venne effettuato ad Avola. L’origine del nome nero d’avola è dunque da contestualizzare in tempi molto remoti.